giovedì 5 settembre 2013

Preambolo

Quanto è difficile organizzare i contenuti di uno scritto, anche se si tratta di un semplice e umile “diario di bordo”. Ciò che più mi affascina ed esalta sono le innumerevoli possibilità che si presentano quando una persona si addentra in un proprio studio: la sensazione di poter scegliere liberamente da quale argomento iniziare, quale approfondire di più, quale tralasciare momentaneamente per poi riprenderlo in seguito, questa sensazione è a dir poco appagante. La volontà e la libertà di conoscere sono in grado di far levitare l’uomo su un oceano privo di confini, che nelle sue sfumature celesti si confonde con la volta celeste;
                          
                         …e 'l naufragar m'è dolce in questo mare.


Essendo alcuni aspetti della mia personalità fortemente influenzati da tratti maniacali, fin da quando mi sono interessato alla musica ho sentito il bisogno di dare un ordine razionale al mio nuovo interesse, che, forse ingenuamente, preferisco chiamare “studio”; uno studio comunque animato e sostenuto dalla semplice curiosità: niente di specifico e realmente scientifico. Tuttavia, ripercorrere l’intero cursus della mia breve esperienza con la musica risulterebbe noioso e vano.
Ecco perché, quando è nata in me una spasmodica voglia di scoprire e conoscere la musica elettronica anni ’90, ho subito dopo rivolto i miei occhi a strambi e misteriosi personaggi come John Cage, Karlheinz Stockhausen ed Edgard Varèse, già presenti in alcuni meandri della mia memoria, conoscendoli come tra i primi sperimentatori di musica elettronica; ma in realtà mi stavo per affacciare su un paesaggio molto più vasto di quanto potessi aspettarmi. 

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