venerdì 6 settembre 2013

Musica elettronica. Cioè?


È chiaramente tautologico considerare la “musica elettronica” come quella particolare forma di musica i cui suoni sono prodotti e modificati da strumenti o apparecchiature elettroniche, sebbene questo sia universalmente vero.
La musica elettronica, citando lo storico e critico musicale Armando Gentilucci, rappresenta empiricamente l’esperienza compositiva dei primi decenni del Novecento che ha contribuito ad ampliare il campo delle possibilità foniche e dei processi di composizione. Soffermiamoci un attimo a riflettere: l’elettronica, una volta che fu introdotta in ambito musicale, ebbe la sconvolgente conseguenza di annichilire quasi del tutto il passato, rendere nulle le tradizioni classiche della musica come si conosceva all’inizio del secolo: grazie all’elettronica non c’era più bisogno di un pentagramma su cui annotare le note di una composizione, in quanto diveniva possibile registrare tutto su un nastro magnetico, non c’era più bisogno, volendo essere drastici, di nessuno strumento musicale perché apparecchiature come i generatori d’onde si dimostravano capaci di produrre persino suoni che prima non erano neanche immaginabili.
Per quanto possa sembrare azzardato e paradossale, la musica elettronica è una delle pochissime forme di musica attuale ad essere legata agli ultimi sviluppi della musica classica d’inizio secolo, rappresentando proprio il proseguimento di quella evoluzione del linguaggio musicale già in atto ancora prima della costruzione dei primi strumenti elettronici.

Ecco perché, prima ancora di introdurre i primi, veri e propri esperimenti di musica elettronica degli anni ’40, appare necessario discutere sia delle grandi invenzioni elettroniche di fine Ottocento e inizio Novecento sia di quei compositori classici che hanno fatto uso di alcune di queste invenzioni.

Nessun commento:

Posta un commento